mercoledì 3 giugno 2009

10 - I Grandi del Jazz:Sonny Rollins-Stan Getz-Sydney Bechet

Sydney Bechet

(1897-1959) suonava il clarinetto e il sax soprano.
Nel 1919 partecipa ad una delle prime apparizioni in Europa di orchestre nere, la Will Marion Cook's Syncopated Orchestra e la Louis Mitchell's Jazz Kings.
In uno di questi concerti era presente il giovane Ernst Ansermet, futuro prestigioso direttore di orchestra, che recensì in termini molto favorevoli l'assolo di Bechet nel brano Characteristic Blues, su una rivista musicale svizzera, la "Revue Romande".
Questo scritto, pubblicato nel 1919, si può considerare il primo articolo di critica musicale dedicato al jazz.
Tornato negli Stati Uniti, nel 1923 si unisce al gruppo di Clarence Williams che fu tra i primi a incidere brani di jazz su disco.
In particolare le primissime due incisioni, Wild Cat Blues e Kansas City Man Blues del 1923 lo vedono unico protagonista dall'inizio alla fine, con gli altri strumenti in posizione di rincalzo.
Si tratta dei primissimi esempi di improvvisazioni jazzistiche, e il tutto con una sincopazione dello swing, non più rigidamente martellante e da marcia militare, come quella del ragtime.
Queste esecuzioni precedono di un anno quelle leggendarie di King Oliver e mostrano una libertà d'improvvisazione maggiore del gruppo di Oliver.
Il linguaggio solistico di Bechet, sebbene ancora non del tutto maturo come lo diventerà nella seconda metà degli anni '20 (ma questo vale anche per l'altro grande primo improvvisatore del jazz, Louis Armstrong), è davvero il primo esempio di improvvisazione jazz documentata su disco.
Un'altra collaborazione importante dei primi anni venti fu quella con la prima orchestra di Duke Ellington, che prese molto dello stile di Bechet in termini di swing e sonorità.
È plausibile affermare che come Fletcher Henderson apprese il linguaggio ritmico del jazz durante il passaggio di Louis Armstromg nella sua orchestra, lo stesso sia accaduto ad Ellington con Bechet.
Dal 1925 al 1929 Bechet fece di nuovo una lunga tourneè in Europa, durante questo secondo soggiorno europeo suonò nello spettacolo della Revue Negre, in cui cantava Josephine Baker.
Nel 31 si unì all'orchestra di Noble Sissle e ritornò in America, dove incide Polka Dot Rag nel 1934 e Dear Old Southland nel 1937.
Incide anche con i Noble Sissle's Swingsters, un piccolo gruppo costituito con elementi dell'orchestra, e ottiene un grande successo commerciale, con Characteristic Blues nel 1937.
Malgrado ciò, nel 1938 Bechet è costretto a un momentaneo ritiro dalle scene.
La musica in voga era lo swing delle grandi orchestre, le big band bianche di Benny Goodman, Artie Shaw e Glenn Miller.
Lo stile fiorito di Bechet appariva superato, e l'orchestra di Noble Sissle legata a uno stile musicale meno fluido dello swing.
Bechet si adattò ad aprire una sartoria, ma nel 1939 incide uno dei suoi capolavori, una eccezionale interpretazione di Summertime al sax soprano, brano da poco composto da Gershwin.
Torna a suonare in pubblico, continua ad incidere per la Blue Note per tutti gli anni 40.
Nel 1949 partecipa alla famosa serie di concerti di jazz alla Salle Pleyel di Parigi.
Il successo fu così grande che decide di stabilirsi definitivamente in Francia dove compone Petite Fleur.
Muore nel 1959 per un tumore.

Sonny Rollins

nasce nel 1930 sassofonista e compositore, uno dei più importanti caposcuola dell’ hard bop.
Alla fine degli anni 40 aveva raggiunto un livello di bravura tale da poter cominciare a suonare con i musicisti suoi idoli, e con i suoi coetanei che stavano facendo la storia del jazz, tra cui Miles Davis, con cui si sarebbe ritrovato più volte nel corso degli anni.
Nel 55 sostituì Harold Land nel quintetto di Clifforsd Brown e Max Roach.
Negli anni successivi realizza molte incisioni che lo proiettano nel firmamento del jazz con la considerazione di miglior sassofonista dai tempi di Charlier Parker.
Nella seconda metà degli anni '50 registra, molto spesso insieme a Roach, alcuni dei suoi lavori più importanti: il fondamentale Saxophone Colossus, Tenor Madness (in cui lo si può ascoltare in una spettacolare gara con John Coltrane appena approdato al quintetto di Miles Davis), The Freedom Suite.
La celebrità che accompagnò Rollins in questo periodo non spense mai il suo innato desiderio di apprendere e di evolversi, un impulso che egli stesso attribuisce alla volontà di competere con i suoi fratelli maggiori.
Si ritira per studiare di nuovo lo strumento e dal 59 al 61 è solito andare a provare su un ponte sull'East River, dove talvolta lo raggiunge Steve Lacy anch'egli alle prese con una pausa di riflessione sulla sua musica.
Ritorna sotto i riflettori e comincia a lavorare con il trombettista Don Cherry ed il batterista Billy Higgins, già sidemen di Ornette Coleman, con i quali incide sei album.
The Bridge è uno dei più conosciuti ed è così intitolato a ricordo delle sue sedute di studio sul Williamsburg Bridge.
Si ritira nuovamente tra il 69 e il 71 per tornare nel 72 alla guida di giovani band e un jazz più commerciale.
La spinta continua ad elaborare nuova musica traendo ispirazione da quella vecchia fa parte dello spirito jazz, e Rollins ne è un portavoce.
Negli utlimi anni è tornato ai concerti dal vivo ed alla improvvisazione, dimostrando quasi ottantenne, di essere ancora il numero 1 nello strumento principe del jazz.

Stan Getz

(1927-1991) sassofono tenore, famoso nel cool jazz per il suo modo di suonare pieno di lirismo e calore.
Nei primi anni di carriera militò nelle principali orchestre del tempo: quella di Stan Kenton nel 44 , di Jimmy Dorsey nel 45 e in quella di Benny Goodman nel biennio 45-46.
Nel 1947 si trovò nel complesso di Tommy De Carlo con altri tre sassofonisti, Jimmy Giuffrè, Herbie Stewart e Zoot Sims.
I quattro vennero notati da Ralph Burns, arrangiatore di Woody Herman, e scritturati in blocco per la costituzione della sua seconda grande orchestra.
Getz in quegli anni rappresentò la voce solista del gruppo di Herman.
Il suo ruolo viene immortalato nella travolgente Four Brothers, nome del brano, ma anche nomignolo dei quattro sassofonisti creatori del Four Brothers Sound.
La stagione d'oro di Getz è fra gli anni 50 e 60, dove utlilzzando un fraseggio limpido e pacato, contribuì a proseguire e a rivalutare l'opera di Lester Young, ispiratore dei più grandi sassofonisti di quegli anni.
Nel periodo d'oro del cool jazz Stan Getz venne offuscato dalla ingombrante figura di Gerry Mulligan, sassofonista simbolo del periodo.
Mulligan fu un grandioso innovatore e sperimentatore ma come strumentista non raggiunse le vette di creatività e di ispirazione proprie di Stan Getz.
Nel 58 si trasferì in Danimarca per sfuggire alla legge americana che lo perseguiva per consumo di droga.
Ritornò dopo tre anni, ma faticò parecchio a trovare ingaggi e una band stabile.
Dopo 10 anni di ininterrotto dominio delle classifiche come miglior sassofonista nelle riviste specializzate Getz era passato di moda e suonava prevalentemente in locali semivuoti dove una settimana prima aveva suonato Miles Davis.
Getz si doveva accontentare di suonare solo nei week-end e a paga decurtata.
Si aprì all'inizio degli anni 60 la stagione della bossa nova di cui Stan Getz diventò uno dei più fervidi sostenitori e con Charlie Byrd incide Jazz Samba dove suona brani di Antonio Carlos Jobim.
Il disco, e in particolare il singolo Desafinado ebbero uno straordinario successo commerciale al punto che l'album è considerato il disco di jazz più venduto di ogni tempo.
Con Joao Gilberto e la moglie Astrud realizza nel 63 lo storico album Getz/Gilberto.
La canzone The Girl from Ipanema, cantata in inglese da Astrud Gilberto, bissò il successo di Desafinado diventando la più popolare e interpretata canzone brasiliana, ma anche jazz, di ogni tempo.
Gli anni sessanta lo videro famoso in tutto il mondo per questi brani.
Da sperimentatore, qual è ogni stella del jazz, Getz continuò a ricercare strade nuove e con Chick Corea e Stanley Clarke fece una incursione nel campo della fusion, ma senza molta fortuna.
Dal 1987 in poi, decide seriamente di impegnarsi per la sua disintossicazione ed inizia a collaborare con il pianista Kenny Barton, ma con il fisico gravemente debilitato muore per un cancro al fegato nel 1991.

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