venerdì 2 agosto 2013

I Grandi del Jazz: 22 - Eric Dolphy





(1928-1964) polistrumentista, un genio della musica dotato di un talento smisurato,virtuoso del sax alto, flauto, ottavino,clarinetto e clarinetto basso.




Un uomo dal carattere difficile, un grande artista, e purtroppo come tanti nel jazz, sempre condizionato dal consumo di eroina.
Una vita piena di difficoltà, divisa fra alcool e droga, un copione già descritto per altri grandi artisti, una carriera breve ma importante per la musica moderna.



Una vita molto simite a quella di John Coltrane, coetanei, muoiono con pochi anni di differenza, con la stessa tragica fatalità.




L'impatto di Dolphy però non ha avuto la stessa influenza, mentre Coltrane sconvolge ma viene subito riconosciuto come un maestro, Dolphy non viene accettato dai puristi e dai critici, la sua musica sembra un ibrido fra jazz e musica da camera, difficile da inquadrare in uno stile ben preciso.

La critica non ha mai considerato i suoi lavori come parte integrante della musica afro americana.

Oggi viene riconsiderato e una rilettura attenta riesce a capire le caratteristiche di questo straordinario polistrumentista capace di mettere la sua firma su ogni nota, un musicista completo come pochi altri.





Non è casuale la sua affinità con personaggi come Charles Mingus, altro grande artista dalle caratteristiche inimitabili o con John Coltrane, alla continua ricerca sempre di nuove sperimentazioni.







Inizia a suonare molto giovane, entra nelle Bebop Big Band di Gerald Wilson e Roy Porter e nelle prime incisioni suona il clarinetto soprano e il sassofono baritono.

Collabora con il Chico Hamilton Quintet con il quale incide due splendidi albums Newport Jazz Festival e The Original Ellington Suite.




Fondamentale è l'incontro con Charles Mingus, con il quale nasce una vera simbiosi, due geni che si comprendono perfettamente.

Nascono albums che hanno fatto la storia di questa musica:Mingus at Antibes, Charles Mingus presents Charles Mingus, The Great Concert, Mingus Mingus Mingus Mingus.




E' stato anche un ottimo sideman, molto richiesto per le sue grandi doti di solista: con Max Roach incide Percussion Bitter Sweet, con John Lewis Wonderful World of Jazz, con Oliver Nelson tre albums More Blues and the Abstract Truth, Screamin' the Blues e Straight Ahead, con John Coltrane lo splendido Olè.





Come leader inizia ad incidere nel 1959 per la Prestige Recods e fino al 1961 registra 13 albums, tutti molto belli e curati.

I primi lavori sono Outward Bound e Out There.






Nel primo suona con Freddie Hubbard alla tromba, nel secondo con Ron Carter al violoncello.

Dolphy, come farà sempre nelle sue registrazioni, suona il clarinetto basso, il clarinetto, il flauto e il sassofono.






In Far Cry suona con Booker Little, un trombettista che aveva conosciuto tramite Max Roach e Coltrane.








Booker, dotato di una notevole tecnica, suona per solo 4 anni, muore a 23 anni per uremia.

Il suo stile molto particolare al limite dell'hard bop ha contribuito alla nascita del modale.

Il modale nasce in quegli anni e si basa sul libro di teoria musicale di George Russel.
La nascita discografica viene normalmente identificata con Kind of Blue che Miles Davis pubblica nel 1959.
Altri lavori importanti per comprendere il movimento sono due albums di John Coltrane My Favourite Things del 1960 e Impressions del 1963.







Nel 1963 Dolphy incide Iron Man e Conversatios con al piano un giovane Herbie Hancock.







Il suo capolavoro è Out of Lunch del 1964, considerato uno dei più grandi album del jazz anni 60.

In Out of Lunch,inciso per le Blue Note, suona con Freddie Hubbard, Bobby Hutcherson, Richard Davis e Tony Williams.







Dopo la registrazione parte per un tour europeo con l'amico Charles Mingus, insieme registrano dei live stupendi condensati nel celeberrimo album The Great Concert of Charles Mingus.






Non torna in America, rimane in Europa dove registra un ottimo Last Date con Misha Mengelberg e Han Bennink.

E' il suo ultimo lavoro, nello stesso anno, è il 1964, cade in coma diabetico mentre era in albergo a Berlino.

La malattia che lo uccide non viene diagnosticata,i medici credettero di trovarsi di fronte ad un classico caso di overdose da parte di un musicista nero.





Muore così a 36 anni appena compiuti un artista che ha lasciato una grande impronta nello sviluppo e nell'evoluzione di questa musica.






Un artista non compreso, un polistrumentista eccezionale.

Una dedica postuma ad Eric Dolphy arriva da Frank Zappa nel 1970 con The Eric Dolphy Memorial Barbecue, un brano free jazz pubblicato nell'album Weasels Ripped My Flesh.

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