sabato 23 luglio 2016

I Grandi del Blues Rock: 15 - Jimi Hendrix





(1942-1970)

Grande chitarrista, un musicista entrato realmente nel mito diventando parte integrante della storia del costume e della musica moderna.




La sua musica spazia dal blues rock a quello che sarà poi chiamato hard rock.






La sua carriera, breve quanto intensa, il suo essere personaggio, è parte integrante dell'immaginario collettivo.






Nella memoria ci rimane indelebile l'immagine del chitarrista mancino che, imbracciata la sua Fender Stratocaster, suona l'inno nazionale americano volutamente distorto e irriverente.

In un periodo che musicalmente parlando non ha paragoni,la figura di Hendrix è ricordata alla stregua di quelle di Janis Joplin e Jim Morrison le famose tre J del rock, tutte e tre scomparse nello stesso periodo e tutte di droga.





La sua carriera musicale, inizia nel 1965 quando Hendrix suona nelle session di apertura dei concerti di musicisti soul e blues come B.B. King e Little Richard.







Nel 1966 viene scoperto da Chas Chandler, bassista degli Animals ed aspirante produttore, che lo convinge a seguirlo in Inghilterra ed a firmare un contratto.

Chandler trovò due musicisti che avrebbero dovuto fargli da spalla, Noel Redding (basso elettrico) e Mitch Mitchell (batteria).


La band viene chiamata Jimi Hendrix Experience e lanciata commercialmente presentandone il leader come un mix di James Brown ed Eric Clapton.

La fama di Jimi Hendrix iniziava a crescere, in virtù della sua immagine di uomo selvaggio e delle sue grandi qualità di virtuoso della chitarra.



Sul palco era unico, rifacendosi ai bluesman americani che lo avevano ispirato, suonava la chitarra con i denti, dietro la schiena, mimava rapporti sessuali con lo strumento.



Il 3 maggio del 1969 Hendrix viene arrestato all'aeroporto internazionale di Toronto, dopo che viene trovata dell'eroina dentro il suo bagaglio, il gruppo si scioglie.

Nell'agosto dello stesso anno forma una nuova band, denominata Gypsy Sun & Rainbows che lo accompagna al festival di Woodstock.




In quell'evento unico e irrepetibile Hendrix esegue una versione strumentale dell'inno americano The Star-Spangled Banner, distorto, volutamente stonato, quasi da renderlo violento, chiaramente simbolico della sfiducia della società americana nei confronti della tutela dei diritti civili e della guerra del Vietnam.




Questo brano diventa storia, Jimi che suona l'inno è una emozione irripetibile.




Si ascolta tutta la ribellione di un mondo, la ribellione di milioni di giovani che credevano che la società potesse cambiare.

La speranza che la guerra e la fame finissero, che la pace e l'amore fossero suffcienti per cambiare, ideali che molto presto andranno a frantumarsi con una realtà molto più cruda e che non lascerà e non lascia alternative.

Un episodio entrato nell'immagginario colletivo e che come Woodstock ha segnato un'epoca.

Nonostante il successo mondiale la band di Woodstock, che comprendeva anche il percussionista Juma Sultan, ha vita breve, verrà presto sostituita da un nuovo trio, Band of Gypsys, con Billy Cox (amico di Hendrix fin dai tempi del liceo) al basso e Buddy Miles alla batteria.
Il cambio di gruppo fortemente voluto da Hendrix era indicativo della sua volontà di compiere una svolta musicale.





Jimi sentiva in modo particolare il desiderio di essere apprezzato dalla sua gente, più orientata al soul, al blues, al jazz e al funky.
Il rock era ascoltato prevalentemente da un pubblico bianco.





La band, tutta composta da musicisti di colore,suonerà al Fillmore East di New York in un concerto unico un potente blues rock con uno stile e una grinta tutta da ascoltare.

Anche questa formazione purtroppo ha vita breve, il 28 gennaio 1970, durante un concerto presso il Madison Square Garden a New York, Hendrix abbandona il palco dopo due brani.

Il 26 luglio dello stesso anno durante un concerto a Seattle, sua città natale, sotto l'effetto delle droghe insulta il pubblico.



Il 18 settembre 1970 Hendrix viene trovato privo di sensi nel letto di una camera d'albergo a Londra, stroncato, venne dichiarato all'epoca, dal soffocamento provocato da un'overdose di barbiturici.



Morirà poco dopo in ospedale.

Nel 1993 il dott. John Bannister, il medico che tentò di salvarlo, dichiarò che non morì a causa dei barbiturici, ma fu invece soffocato da una grande quantità di vino rosso che gli venne fatta bere mentre si trovava in stato di incoscienza.

Non si è mai indagato a fondo sull'episodio in quanto si dipinse subito Hendrix come eroinomane e non vennero più svolte indagini.


Muore così Jimi, simbolo con Janis Joplin e Jim Morrison di un periodo unico dove la musica ha raggiunto un livello che non potrà più essere superato e nemmeno egualiato.









Le loro morti saranno le prime, ma ne seguiranno tante altre, la droga ucciderà artisti che avrebbero potuto dare ancora tanto alla musica.






Il triste connubio musica e artista maledetto, dalla vita irregolare, drogato e alcolizzato, che avevamo già visto sia nel blues che nel jazz, avrà purtroppo in questo periodo la sua punta massima.


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